Il Tao e la Via del Cuore
Tao letteralmente significa cammino, Do in giapponese, più estesamente significa:
IL CAMMINO DEL RISVEGLIO ALLA REALTÀ COME REALMENTE È.
Il taoismo sostiene che esista una capacità insita in tutti noi di ascolto spontaneo del cuore puro. Lasciare sviluppare spontaneamente tale ascolto interiore permette di vivere in modo sempre più vero, in sintonia con l'Universo stesso. Il taoismo tende a non dare regole, ritenendo che la spontaneità sia la miglior guida.
Il maggior impedimento allo sviluppo spirituale attraverso il percorso religioso, sta proprio nei dogmi e nelle regole che imprigionano il credente scollegandolo dal rapporto spontaneo con il riconoscimento della Verità.
Il cuore è la sede dello Spirito, lo Shen. Se mi metto nella giusta condizione di attivare la capacità di ascoltare lo Shen attraverso un cuore aperto e risonante si diventa connessi con l'Universo, esseri evoluti e liberi, che è poi in fondo, quanto ci ha insegnato Gesù il Cristo con parole diverse:
" Vi farò uomini liberi"
Dice San Tommaso, l'intelligenza umana conosce mediante i concetti astratti, le leggi, i principi, la ragione e le scienze. Se la nostra conoscenza fosse intuitiva (intelligenza proveniente dal cuore) l'uomo non avrebbe bisogno delle scienze. La scienza è la migliore forma di speculazione che abbiamo in assenza dell'intelletto intuitivo.
Il Tao è un cammino che conduce all'utilizzo dell'intelligenza intuitiva.
Gesù per come lo conosciamo è la massima manifestazione del Tao, l'unico che con il suo Shen ha conosciuto il Padre.
L'unico che ha potuto dire :
Io sono la Via (il Tao), la Verità e la Vita.
Nel buddismo zen è detto: il cammino consiste nel ritrovare la propria natura originale, "il volto che si aveva prima di nascere." Nel momento in cui ci si libera da tutte le sovrapposizioni e si viene a contatto con la propria essenza mettendo in atto il comportamento della perfetta sapienza, ecco che si comincia a comprendere chi siamo e il significato del nostro cammino, tutto acquista senso.
Allora si abbandona la pratica intensiva, per tornare a fare esattamente quello che si faceva prima, ma con una nuova consapevolezza.
Non si tratta di apprendere cose nuove, quanto di ricordare con il cuore ciò che siamo.
Apprendere la Via autentica è apprendere se stesso. Apprendere se stesso è dimenticare se stesso. Dimenticare se stesso è essere riconosciuto da tutti gli altri esseri. Eihei Doghen da: Divenire l'essere
Quando la conoscenza non è ancora conoscenza intuitiva, non è possibile vedere e udire direttamente:
Non è l'occhio che vede, né l'orecchio che ode, né il cuore che conosce.
Per questo servono delle tecniche efficaci che ci aiutino nel cammino. Le tecniche come tutte le tecniche sono solo degli strumenti che aiutano il lavoro dell'uomo.
Ad esempio, prima il contadino per seminare preparava il terreno con un bastone, poi creò l'aratro, poi attacco l'aratro al bue poi al trattore. Oggi e tutto sempre più meccanizzato, ma il compito rimane lo stesso:
arare il campo, seminare, raccogliere i frutti.
La tecnica è lì per semplificarti il processo, per velocizzare il cammino, ma anche la migliore tecnica risulta sterile, senza il cuore desideroso di camminare.
Se dai più importanza allo strumento e perdi di vista lo scopo per cui lo stai usando, rischi di perderti ancora di più, come purtroppo mi capita di vedere spesso nel mondo della formazione.
In questi casi per quanto possa sembrare una soluzione di ripiego, il procedere da soli è di certo meglio che seguire chi non sa guidare:
Se non s'incontra un amico maturo, un compagno con il quale si avanzi assieme, retto e costante, allora, come un re che rinuncia al regno conquistato, procedi solitario come un rinoceronte" Suttanipāta, 46
Siate lampada per voi stessi, prendete rifugio in voi stessi e non in altro. Bendowa
Affidare se stesso a se stesso Dhammapada 160.