Malattia e Guarigione secondo Edward Bach

22.01.2021

Edward Bach nasce il 24 settembre 1886 a Moseley, un villaggio presso Birmingham, in una famiglia di origine gallese proprietaria di una fonderia di ottone.

Dopo un'attenta riflessione sulla scelta dell'attività da intraprendere finalizzata ad aiutare il prossimo, indeciso tra gli studi di teologia e medicina, sceglie quest'ultima. La sensibilità di Bach  lo porterà dalla clinica omeopatica alla ricerca scientifica e a scoprire le proprietà dei 37 fiori che di lui portano il nome. Il suo pensiero è altrettanto importante, ed è tutt'oggi valido e spiega il perché, malattie come il tumore, ancor oggi non sono state comprese. Ecco un brano tratto da Guarisci te stesso:

"La principale ragione del fallimento della scienza medica moderna sta nel fatto che si impernia sui sintomi e non sulle cause. Nel corso dei secoli la reale natura della malattia è stata nascosta dal materialismo; ciò ha facilitato l'estendersi dei danni da essa provocati, poiché non la si è mai aggredita alla sua origine. 

Ciò che noi conosciamo della malattia è il risultato finale prodotto nel corpo, la conclusione di forze profonde che agiscono da lungo tempo, e anche se, apparentemente, il trattamento materiale ha successo, ciò non è niente più che un sollievo temporaneo, finché la causa reale non sia stata rimossa. 

La malattia, nella sua essenza, è il risultato di un conflitto fra Anima e Mente, e non sarà mai sradicata senza uno sforzo spirituale e mentale. Tali sforzi, se attuati propriamente, con comprensione, come vedremo dopo, possono curare e prevenire la malattia rimuovendo quei fattori di base che ne sono la causa primaria. 

Nessuno sforzo che sia diretto solo al corpo può fare più che riparare superficialmente il danno, e in questo non sta la cura, dal momento che la causa è ancora operativa e può, in ogni momento, dimostrare la sua presenza sotto altre forme.  

La malattia, apparentemente così crudele, è in se stessa benefica e avviene per il nostro bene, e, se correttamente interpretata, ci guiderà ai nostri errori essenziali. Se trattata appropriatamente porterà a rimuovere questi errori, e ci lascerà in uno stato migliore del precedente. La sofferenza è un correttivo che ci indica una lezione che non siamo riusciti ad apprendere con altri mezzi, e non può essere sradicata fintanto che tale lezione non sarà appresa.

La malattia può essere prevenuta prima della sua comparsa o sradicata al suo primo manifestarsi se si intraprende il lavoro correttivo spirituale e mentale adatto. Non si deve mai disperare, per quanto grave sia la malattia, tutto e reversibile. Il fatto stesso che l'individuo fruisca ancora della vita è indice che l'anima deve ancora continuare a fare esperienza.

Per capire la natura della malattia occorre conoscere alcune verità fondamentali:

La prima di queste è che l'uomo possiede un'Anima che è il suo sé reale: un Essere potente, divino, un Figlio del Creatore di tutte le cose, di cui il corpo, anche se ne è il tempio terrestre, non è che il suo più minuto riflesso; che la nostra Anima, la nostra Divinità che risiede dentro e intorno a noi, ci accompagna durante le nostre vite come Egli ha deciso e, per quanto glielo permettiamo, ci guida sempre, ci protegge e ci incoraggia, attenta e benefica, per condurci sempre al nostro massimo vantaggio; che Lui, il nostro Sé Superiore, essendo una scintilla dell'Onnipotente, è , per questo, invincibile e immortale

Il secondo principio è che noi, così come ci percepiamo in questo mondo, siamo personalità giunte quaggiù allo scopo di acquisire tutta la conoscenza e l'esperienza che può essere ottenuta attraverso l'esistenza terrena, di sviluppare le virtù di cui siamo in difetto e di spazzare via tutto ciò che abbiamo di sbagliato, avanzando così verso la perfezione della nostra natura. L'Anima sa quale ambiente e quali circostanze ci saranno di maggior aiuto nel conseguire ciò, per cui Egli ci pone in quel settore della vita più adatto al nostro scopo. 

Terzo, dobbiamo comprendere che il breve passaggio su questa terra, che conosciamo come vita, non è altro che un istante nel corso della nostra evoluzione - come un solo giorno di scuola a paragone di tutta una vita - e nonostante che nel presente noi siamo in grado di comprendere solo quel giorno, il nostro intuito ci dice che il vero inizio fu infinitamente lontano dal nostro inizio e che la fine sarà infinitamente lontana dalla nostra fine. Le nostre Anime, cioè i nostri Noi reali, sono immortali, e i corpi di cui siamo consapevoli sono temporanei, semplici cavalli che usiamo per fare un viaggio o strumenti che usiamo per un lavoro. 

Poi segue un quarto grande principio: che fintanto che le nostre Anime e personalità sono in armonia, tutto è gioia e pace, felicità e salute. E' quando le nostre personalità sono deviate dal sentiero indicato dalla nostra Anima, sia a causa dei nostri desideri terreni o spinti da altri, che nasce un conflitto. Questo conflitto è la radice della malattia e dell'infelicità. 

Non importa quale sia il nostro lavoro nel mondo - re o lustrascarpe, signore o contadino, ricco o povero : finché svolgiamo quel lavoro in accordo alle indicazioni dell'Anima, tutto procede bene; e possiamo anche essere certi che, in qualsiasi posto della vita siamo - elevato o modesto - esso contiene le lezioni e le esperienze necessarie, al momento, alla nostra evoluzione, e ci dà il vantaggio migliore per il nostro sviluppo. 

Il successivo grande principio è la comprensione dell'Unità di tutte le cose: che il Creatore di tutte le cose è Amore, e che ogni cosa di cui siamo consapevoli è, in tutto il suo infinito numero di forme, una manifestazione di quell'Amore, che sia un pianeta o un sassolino, una stella o una goccia di rugiada, un uomo o la più piccola forma di vita. La separazione è impossibile ogni azione contro noi stessi o contro un altro colpisce il tutto. Sono possibili due errori fondamentali: dissociazione tra la nostra anima e la nostra personalità; e il fare un torto agli altri, perché ciò è un peccato contro l'Unità. Se noi potessimo prendere coscienza degli errori commessi e correggerli con mezzi spirituali e mentali, non vi sarebbe più bisogno della severa lezione della sofferenza."