Il Personal Coaching, più richiesto della formazione
In un mondo del lavoro sempre più flessibile e mutevole, ben il 48% dei lavoratori italiani dice di sentire il bisogno di un personal coach.
Un dato molto rilevante, se si pensa che questa modalità di formazione innovativa è di recente introduzione in Italia e solo una ristretta minoranza ne ha già fatto esperienza: solo il 7% si è già rivolto a un professionista di questo tipo.
Il trainer individuale cioè attrae già molti, ma lo conoscono ancora in pochi. I più interessati sono i giovani fra i 18 e i 24 anni, mentre all'aumentare dell'età cala l'interesse. Questi dati indicano soprattutto una necessità di cui dobbiamo cogliere l'urgenza.
Le ragioni per cui i manager italiani chiedono una formazione personalizzata sono l'evoluzione rapida delle competenze e il rischio di obsolescenza per effetto della rivoluzione tecnologica, la voglia di comprendere a fondo i percorsi di carriera in un mondo che corre a grande velocità, in cui molti modelli del passato sono stati travolti e certe certezze sembrano vacillare.
Il personal coach è un strumento con cui un manager può mettere a fuoco la direzione verso cui rivolgere il suo impegno formativo, in modo da cogliere le trasformazioni del proprio settore, identificare le competenze necessarie a innovare i processi e migliorare le performance aziendali.
Tutti - operatori HR, imprenditori, manager, istituzioni - dobbiamo capire questa necessità e darle seguito. È un'opportunità per rilanciare la formazione e, attraverso l'apprendimento continuo, puntare all'obiettivo della competitività delle imprese.
Perché l'investimento in formazione di un'impresa si ripaga due volte: un lavoratore formato esprime meglio il suo potenziale, è più motivato, più produttivo; ma un'azienda che offre formazione di qualità è anche più capace di attrarre e trattenere talenti, come dimostrano da diversi anni le indagini del Randstad Employer Brand.
Ancora di più, oggi il successo di un'organizzazione dipende in gran parte dalle competenze dai membri che lo compongono. Senza formazione adeguata il rischio concreto per molte imprese è di condannarsi al declino.
Sia chiaro, non è facile mettere a punto piani formativi adeguati. Servono indagini in grado di misurare i bisogni, l'affiancamento di partner qualificati, un'offerta di strumenti su misura. Come sostiene Andrea Fiorenza nel suo libro «Alte prestazioni»:
Oggi è difficile per le imprese riconoscere le potenzialità delle persone, rilevando talenti, valori, bisogni. Eppure questa comprensione è cruciale per pianificare una formazione di successo.
Uno strumento utile può essere quello delle «ancore di carriera» di Edgar Schein, il questionario di autodiagnosi per la valutazione delle competenze professionali che aiuta a comprendere che cosa davvero motivi le persone in un certo ruolo. Attraverso le ancore si possono avvicinare le aspettative dei lavoratori e quelle delle imprese, per migliorare la soddisfazione sul posto di lavoro e di conseguenza le prestazioni delle organizzazioni.
scritto da Marco Ceresa estratto dal Sole 24 ore del 16 ottobre 2017