Quanto sei consapevole dei tuoi condizionamenti mentali?

15.09.2022

di Giuseppe Valenti

Quando veniamo al mondo, ci accorgiamo ben presto che il mondo non è preparato ad accoglierci così come siamo. Una società profondamente malata impone le sue regole strampalate a tutti coloro che arrivano, obbligandoci ad adattarci, snaturandoci. 

Quattro sono le fasi che un bambino attraversa:

  1. la gioia di essere se stesso
  2. il dolore di non poter essere se stesso
  3. la fase di ribellione
  4. la fase di rassegnazione e sottomissione

Così dal concepimento al nono anno di vita il bambino apprende le regole di vita che gli vengono imposte. Ed è in questa prima fase che crea il 70% delle sue convinzioni che poi si porterà fino all'età adulta. 

Creiamo delle maschere, schemi comportamentali, che risultano funzionare in qualche modo per essere accettati e vivere senza pericoli. Queste nell'arco della vita verranno  ripetute tutte le volte che ci troveremo in situazioni simili a quelle per cui sono nate. È quello che Eric Berne chiama copione di vita. Nel redigere il programma che caratterizzerà la propria vita, il bambino adotta un processo decisionale che in quel dato momento rappresenta la migliore strategia di sopravvivenza. Il problema se lo ritroverà da adulto quando scoprirà che quelle strategie che lo avevano salvato un tempo, oggi sono le stesse che lo penalizzano. 

Nel buddismo si racconta che la zattera è utile per attraversare il fiume, ma diventa zavorra nel prosieguo del viaggio quando si tratta di salire la montagna. Bisogna lasciar andare tutto ciò che è servito in passato ma che oggi non ci serve più.

Per questo motivo quando poi diventiamo adulti stentiamo ad essere felici. Ci viene difficile liberarci dagli schemi che ci hanno protetto e salvato per anni, ma che oggi diventano un limite, zavorra al nostro sviluppo. 

Dobbiamo in qualche modo riconoscerci che non siamo quello che la società ci ha indotto a diventare, ricomporci e tornare a sviluppare quelle parte di noi rimaste indietro che sono state censurate, inibite.

Non possiamo continuare a vivere in conflitto perenne tra il tentativo di esprimerci per quello che siamo e quello censorio che ci contrasta continuamente. Arnaud Desjardins 

Limitando il diritto a esprimersi si limitano le possibilità di provare piacere e di vivere in modo creativo.

Tocca a noi adulti comprendere questi meccanismi psicologici, e sanare le nostre ferite di non amore, amandoci come genitori di noi stessi, donandoci quell'amore lì dove è mancato, permettendo così di liberare il bambino che è in noi, intrappolato nel suo passato e riattivare il processo di sviluppo emotivo interrotto con la riapertura della connessione del cuore.

C'è dunque bisogno di lasciar andare (letting go) liberarci delle antiche identità, e di lasciar emergere (letting come) ciò che di nuovo di noi vuole manifestarsi, la nostra vera natura. Ed è quello che io faccio con la Leadership Trasformazionale e La Via del Cuore

Nel  1873 è stato condotto un esperimento conosciuto oggi con il nome "la sindrome del luccio"  che, meglio di ogni altro, ci fa capire quanto è importante essere consapevoli dei nostri condizionamenti mentali. Ecco di che si tratta:

Alcuni ricercatori hanno messo un luccio, un grande pesce predatore, in una vasca piena d'acqua; poi, al centro della stessa vasca, hanno inserito un cilindro di vetro  senza fondo di circa trenta centimetri di diametro.  All'interno del cilindro sono stati inseriti dei pesciolini che rappresentano il cibo tradizionale del luccio.

Il luccio, non rendendosi conto che i pesciolini sono protetti dal vetro, tenta di mangiarli senza riuscirci in quanto continua a sbattere sul cilindro di vetro. Dopo svariati tentativi, il luccio si rassegna e finisce di smette di attaccare i pesciolini. A questo punto i ricercatori alzano il cilindro e permettono ai pesciolini di nuotare nella vasca senza la protezione del vetro.  

Questa volta i pesciolini sono prede facili da mangiare, ma il luccio non si è accorto che le condizioni ora sono cambiate, ormai ha creato nella sua mente una convinzione che sono impossibili da catturare. Cioè ha fatto un associazione, data dall'esperienza personale, che è impossibile catturare quei pesci, e che questo gli causa dolore, un vero trauma psico-fisico.  Così per non soffrire ha rinunciato ad attaccarli nonostante la sua vocazione originaria di predatore famelico, fino a lasciarsi morire di fame. 

Le convinzioni si stabilizzano attraverso due processi: quello dell'associazione che crea dei collegamenti, e quello della ripetizione che li rinforza e ci fa credere di aver trovato una legge universale.

Nessun atto della nostra vita cognitiva è slegato dalle emozioni che proviamo Daniela Lucangeli

Ad ogni attività cognitiva corrisponde un tracciato emozionale (warm cognition). Il nostro cervello mentre elabora sente, e che cosa sente?

Se sente piacere ci spinge a ricercare ancora quelle situazioni, ma se prova dolore ci spinge a fuggire, ad evitare quelle situazioni portatrici di sofferenza e disagio. Daniela Lucangeli

"La sindrome del luccio"  ci mostra le conseguenze dei nostri condizionamenti mentali. dei nostri tentativi andati male, delle nostre esperienze negative. 

Le convinzioni limitanti si chiamano così perché riducono la nostra libertà di azione e ci tolgono opportunità di successo! Sono così vere per noi che ci conducono a desistere dal desiderare ancora quella cosa, fino alla rinuncia totale di ciò che ci piace. 

Tutte noi abbiamo creato numerosi condizionamenti mentali, riconoscerli è il primo passo per liberarcene.  

Ad esempio, quante volte ti sei messa a dieta, magari hai perso qualche chilo, e poi sei ritornata allo stesso peso di prima o anche qualcosa di più?  Ti sei convita che con te non funziona, che il tuo metabolismo è complicato, così abbandoni il tuo desiderio e riduci il tuo spazio di libertà. 

Quante volte ti sei prodigato al lavoro in tutti questi anni e il tuo capo non ti ha mai lodato o proposto per la promozione, anzi, qualche volta ti ha pure ripreso?  Ti sei convinto che la tua azienda non è meritocratica. Così adesso hai rinunciato ad aspettative di carriera e ti sei disingaggiato.

Quante volte hai detto il mio inglese fa schifo, voglio rimettermi a studiare per parlarlo fluentemente perché a lavoro serve e puntualmente le tue difficoltà che avevi da ragazzo riappaiono. Per quanti sforzi tu possa fare, sembra che una maledizione si sia abbattuta su di te, il tuo inglese non migliora e così desisti definitivamente. 

L'abilità per liberarsi da un condizionamento mentale sta nel separare il pensiero dall'emozione negativa, e sostituirlo con delle nuove routine più funzionali ed adatte a te. Più è antica la convinzione, più è radicata, più sarà difficile liberarsene. Per questo motivo è bene affidarsi a quei coach professionisti specializzati per questo tipo di lavoro.